Qui abbiamo raccolto articoli relativi alle truffe telefoniche.

Consenso verbale e registrazioni audio in Italia

21.05.2025 [verificanumero]

Fatto: In Italia un contratto verbale può essere valido se le parti hanno concordato sugli elementi essenziali e la legge non richiede la forma scritta.

Una registrazione audio è una prova?

Sì. Se partecipi tu stesso alla conversazione, hai il diritto di registrarla legalmente. Una tale registrazione può servire come prova di:

  • consenso,
  • contenuto di un accordo,
  • intenzioni delle parti.

La registrazione deve essere:

  • lecita – cioè tu eri parte della conversazione,
  • autentica – senza manipolazioni o falsificazioni.

Se non eri presente nella conversazione o la registrazione è stata fatta di nascosto da terzi, il suo utilizzo può essere illecito.

Come sfruttano questo i truffatori?

I truffatori possono creare un dialogo in modo da farti dire “sì”, e poi usare quella parola come presunta prova del tuo consenso, ad esempio per:

  • l’acquisto di un prodotto o servizio,
  • l’attivazione di un abbonamento,
  • l’accettazione di un contratto o di un prestito.

Successivamente possono tentare di ricattarti:

  • inviando fatture false,
  • minacciando azioni legali o segnalazioni per mancato pagamento,
  • usando la registrazione per spaventarti e spingerti a pagare.

Come procede la truffa?

  1. La domanda iniziale: Uno sconosciuto chiede: “Mi senti?” o “Mi hai sentito bene?”.
  2. Registrazione e montaggio: Il tuo “sì” viene estrapolato e collegato ad altra conversazione.
  3. Ricatto: Ti minacciano con la registrazione e pretendono un pagamento.

Come puoi proteggerti?

  • Evita di rispondere “sì” all’inizio di una chiamata da numero sconosciuto.
  • Rispondi piuttosto con: “Chi parla?” o “Di cosa si tratta?”.
  • Non condividere dati personali o bancari al telefono.
  • Chiedi sempre un’offerta scritta via e-mail.
  • Registra tu stesso le chiamate sospette.
  • Se ti minacciano – non pagare. Pretendi prove scritte.
  • Contatta la Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato o la polizia.

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TIM: Cosa fare se ricevi una chiamata da un numero sconosciuto

06.05.2025 [verificanumero]

La quota delle chiamate truffa provenienti dall’estero è in calo. Tuttavia, ogni giorno in Italia se ne ricevono ancora decine di migliaia.

Una parte consistente delle chiamate dall’estero verso l’Italia è legata a frodi. TIM comunica in una nota che ben il 39% delle chiamate internazionali proviene da truffatori.

Si tratta comunque di un calo significativo: un paio di anni fa la percentuale delle chiamate truffa dall’estero arrivava fino al 80%.

Gli operatori fanno di tutto per intercettare il maggior numero possibile di chiamate sospette. Solo nella prima parte dell’anno TIM ha bloccato in media 32.000 chiamate truffa al giorno, per un totale di quasi tre milioni di telefonate. Di queste, oltre due milioni provenivano dall’estero.

La crescita maggiore si è registrata proprio nelle chiamate truffa con numeri internazionali.

– Una buona regola pratica è non richiamare mai un numero sconosciuto dall’estero che ha fatto solo uno squillo, spiega l’esperto di sicurezza di TIM, Kristian Westerstråhle, nel comunicato.

Per “squillo” si intende una chiamata volutamente brevissima, in modo che il destinatario non faccia in tempo a rispondere. Lo scopo è spingerlo a richiamare quel numero, pagando tariffe molto elevate. Questa tecnica è conosciuta anche come “truffa del richiamo”.

“Nonostante tutto...”

Secondo Westerstråhle, grazie agli sforzi degli operatori, i truffatori riescono sempre più raramente a raggiungere i telefoni degli italiani.

– Bisogna comunque fare molta attenzione. Non si devono mai fornire dati personali, come le credenziali bancarie, per telefono, anche se l’interlocutore si presenta come un’autorità.

I truffatori sono particolarmente attivi nei fine settimana e nei giorni festivi. Puntano a manipolare la vittima creando un senso di urgenza o di pericolo per indurla ad agire in fretta.

– Nonostante tutto, si può rispondere al telefono senza paura. Se qualcosa sembra sospetto, è bene fidarsi del proprio istinto e chiudere subito la chiamata in modo deciso, consiglia Westerstråhle.

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Truffatori che si spacciavano per poliziotti hanno carpito a un’anziana i codici bancari – la polizia: parlatene con gli anziani.

25.08.2024 [verificanumero]

La Polizia di Stato avverte ancora una volta dei finti agenti che cercano di carpire le credenziali bancarie delle persone anziane.

L’ultimo caso, noto alle autorità, è avvenuto lo scorso sabato: dei truffatori, spacciandosi per poliziotti e per rappresentanti della banca, sono riusciti a farsi consegnare i codici bancari da un’anziana residente nel Nord Italia.

Secondo la polizia, i malviventi hanno sottratto dal conto della donna diverse migliaia di euro.

Tre telefonate dai truffatori

La vittima ha ricevuto tre chiamate da un numero sconosciuto. La prima proveniva da una donna che si è presentata come agente della Squadra Mobile di Roma, sostenendo che i dati bancari della signora fossero stati trovati nell’ambito di un’indagine.

Poco dopo, la donna è stata contattata da un uomo che si è spacciato per rappresentante della banca e le ha detto che dal suo conto erano già stati sottratti migliaia di euro.

Infine, una terza telefonata è arrivata da un uomo che si è presentato come funzionario della Polizia di Stato di Roma, dichiarando di indagare sul caso. Le ha chiesto di fornire le sue credenziali bancarie per poter “restituire” i soldi. Convinta, la vittima ha consegnato i codici. L’uomo le ha poi detto di aver recuperato i fondi.

Alla fine della conversazione, però, l’uomo le ha intimato di non usare più il conto corrente e di non parlare con nessuno dell’accaduto. A quel punto l’anziana ha capito di essere stata truffata e ha bloccato i suoi codici di accesso all’home banking.

La denuncia online è arrivata troppo tardi

La donna ha sporto denuncia online, ma nel frattempo i soldi erano già stati prelevati dal suo conto.

– La denuncia telematica, in questi casi di frode, non arriva alla polizia con sufficiente rapidità. È fondamentale segnalare subito l’accaduto, anche chiamando il numero di emergenza 112, così da poter ancora tentare di bloccare il trasferimento dei fondi, spiega il commissario capo della Polizia di Stato.

La polizia ricorda che non chiederà mai a nessuno i propri codici bancari, in nessuna circostanza. Neppure le banche o altri enti pubblici li chiedono mai al telefono, via email, SMS o chat.

Le autorità invitano inoltre i familiari e chi si prende cura degli anziani a parlare di questo fenomeno e a ricordare loro che le carte bancarie e i relativi codici non devono essere comunicati a nessuno – nemmeno se a richiederli fosse un presunto “poliziotto”.

Se dovesse capitare di aver già fornito le credenziali a un truffatore, bisogna avvisare immediatamente sia la polizia che la propria banca. Anche tutti i tentativi di truffa devono essere segnalati alle forze dell’ordine.

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I truffatori si sono finti figli delle vittime e, tramite messaggi SMS, hanno raccolto quasi 70.000 euro, secondo quanto riferisce la polizia

25.02.2024 [verificanumero]

La polizia di Roma indaga sulle truffe via SMS

In tutta Italia sono stati inviati oltre 13.000 messaggi truffaldini.

La Polizia di Stato di Roma ha concluso le indagini preliminari relative a una serie di truffe via SMS, come si legge in una nota ufficiale.

Secondo le indagini, il principale sospettato, un 25enne, insieme ai suoi complici, avrebbe inviato messaggi fingendosi i figli delle vittime.

Lo scorso autunno, in diverse regioni italiane, sono stati spediti oltre 13.000 SMS fraudolenti. I casi documentati sono in totale 17.

10.000 euro chiesti per un presunto guasto al telefono

Nei messaggi i truffatori, spacciandosi per figli, sostenevano di aver bisogno urgentemente di denaro, ad esempio a causa di un telefono rotto.

Le somme richieste variavano da poche migliaia di euro a oltre 10.000 euro. In un caso, alle vittime era stato detto che il figlio aveva cambiato numero dopo il guasto del cellulare e che serviva un bonifico immediato su due conti diversi.

In totale, i sospettati sarebbero riusciti a estorcere più di 67.000 euro.

Dopo aver ricevuto i soldi, i truffatori li avrebbero prelevati in contanti da diversi sportelli bancomat a Roma, spartendosi il denaro in base al ruolo svolto da ciascuno.

– Si tratta di una truffa aggravata e ben organizzata, condotta in maniera sistematica, con numerose vittime e un ingente profitto illecito, ha dichiarato il dirigente della Squadra Mobile incaricato delle indagini.

Il principale indagato resta in carcere. Il caso è stato trasmesso alla Procura per la richiesta di rinvio a giudizio.

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